Santa Lucia si estende in periferia nord
di Prato in un'ansa del fiume Bisenzio quando percorsa la sua
valle, raggiunge la pianura per sfociare nell'Arno a Signa.
Da sempre ha segnato il confine a nord della città anche
quando Prato era libero comune (sec. XII).
Sparse nel territorio ci sono testimonianze storiche di edifici
di difesa, residenziali e di regimentazione delle acque del fiume
attinte per il lavoro tessile. Ancora in efficienza il "Cavalciotto"
da dove inizia il sistema idrico delle gore che percorrono il
territorio pratese: anche se attualmente non sono più a
vista essendo intubate.
Nei secoli passati sorsero in zona diverse manifatture. Per prime
nacquero molini e gualchiere; in seguito solo tessili, ma, ad
eccezione di alcune, furono a carattere artigianale.
L'edificio religioso più antico è la piccola chiesa
madre intitolata alla santa siracusana, risalente al XIII secolo,
ma si hanno testimonianze del 1084 sull'esistenza di una chiesa
più antica nella medesima zona. L'attigua compagnia è
del XVII secolo.Fino
ai primi anni del 1900 Santa Lucia era appena una borgata di
circa 390 residenti, metà contadini e metà pigionali
che si componeva di quattro nuclei: via della Chiesa, detta
anche "Inciottolo" per la particolare pavimentazione
in ciottoli di fiume, il Guado dove era possibile attraversare
il fiume, il Borgo, il nucleo più abitato e parte degli
Abatoni.
Dal 1920 incomincia l'incremento urbanistico e demografico.
Vengono costruite alcune abitazioni in via del Borgo, via del
Guado e su via Bologna. Santa Lucia arriva a contare 470 abitanti.Una
vera espansione urbanistica si ha dagli anni '50, con la nascita
di vie nuove come via R. Fucini, Cooperazione, Lorenzini, G.
Prati, I. Nievo, E. de' Amicis, D. Campana e Paolieri.
Sarà questa la prima cementificazione del "Vuoto
di Santa Lucia" così chiamato per l'abbassamento
del terreno a seguito dell'asportazione di terra per la costruzione
della "direttissima" Prato-Bologna.Nel
1970 riprende l'espansione con la nascita di altre vie come
E. Bensa, Marradi, v.le Galilei, Badiani, v.le F.lli Cervi,
Poli, T. Magazzini, Carlesi e l'ampliamento della antica zona
Abatoni. Di seguito l'espansione investe anche la collina invadendo
la cipresseta, dove nascono via Palandri, Carpini, Cecconi,
e Le Sacca in zona fuori della parrocchia. Si arriva così
a circa 4.000 residenti.
Dopo
il periodo di sviluppo urbanistico, dal 1995 è incominciato
il periodo di trasformazione d'uso che, dopo aver riguardato
edifici agricoli sulla colina, investe fabbriche tessili trasformandole
in edifici residenziali.
Attualmente siamo al quarto intervento di trasformazione. Il
primo interessò il carbonizzo, la tintoria e la follatura
attigui alla Villa Leonetti, quindi il lanificio Breschi e la
filatura a cardato Stefanacci tutti su via Bologna. Ora è
in fase di trasformazione la follatura e la filatura del Guado,
come pure è in fase di ultimazione il progetto di trasformazione
dell'antica fabbrica del lanificio Franchi agli Abatoni.
Santa
Lucia sta raggiungendo il traguardo dei 5.000 abitanti.
La
storia della borgata è caratterizzata da un forte spirito
cooperativistico.
Prima espressione fu la Cooperativa di consumo che, costituita
nel 1892, è esistita fino agli anni '80. In seguito,
dopo aver assorbito altre consorelle in crisi si unì
a quella di Sesto e insieme sono state fondamento della Coop
Italia.
Contemporaneamente nacquero le varie cooperative di lavoro:
la S.O.C.I.T., che fu una grande manifattura tessile, attualmente
assai ridimensionata; la Filatura Santa Lucia in via del Guado,
ora chiusa. Rimane in attività la Follatura Santa Lucia,
in via Bologna.
Negli anni '30 nacquero il Circolo di via del Guado e ancor
prima la sezione della Pubblica Assistenza l'Avvenire.
Nel 1974 la parrocchia, abbandonando la vecchia chiesetta romanica
a metà costa del monte, inaugura il nuovo edificio di culto
in via Poli col titolo “Regina Pacis”. Progetto di Roberto Nardi
di Firenze e Lorenzo Cecchi di Prato. Dal 1976 lavora dentro
il nuovo edificio l’artista rumeno Mihu Vulcanescu che arricchisce
le pareti con 30 ceramiche, il ciborio, due vetrate, la croce
absidale, il confessionale e un grande pannello ceramico dedicato
a Maria Regina Pacis, trovando ispirazione nelle pagine bibliche.
In seguito si dedicherà anche a vesti, tovaglie e oggetti liturgici.
Nel 1999 si inaugura la nuova canonica e gli ampi ambienti parrocchiali
che diventano sempre più fucina di idee, di servizi e di aggregazione
dei parrocchiani.
Da maggio del 2003 inizia il restauro delle pareti esterne della
chiesa che, non essendo state a suo tempo protette, sono state
a diretto contatto con le intemperie e ne portano gli effetti.
L’attuale parroco, don Mauro Rabatti, è titolare dal 1965.